FAQ

  1. Se pubblico non posso brevettare?
    È vero solo nel caso in cui la pubblicazione preceda temporalmente il deposito del brevetto. Occorre programmare le disclosure dei risultati inventivi, in modo da poterli prima proteggere e poi pubblicare. Il personale dell’UPI potrà aiutare a definire un piano strategico delle divulgazioni.
     
  2. Il brevetto è un modello di scienza “chiusa”?
    Falso. Tutte le domande di brevetto sono obbligatoriamente rese pubbliche dopo 18 mesi dal deposito e non è possibile opporsi alla loro pubblicazione. Inoltre, uno dei requisiti che la domanda di brevetto deve soddisfare per poter essere concesso, è quello di contenere la descrizione dell’invenzione, in modo da poter permettere ad un terzo di poterla realizzare.
     
  3. Se un prodotto è brevettato non posso usarlo.
    Il brevetto conferisce al titolare il diritto di inibire che terzi possano sfruttare commercialmente la sua invenzione. L’utilizzo per ricerca è sempre permesso.
     
  4. Devo scrivere io il testo del brevetto?
    Il linguaggio brevettuale è complesso e per addetti al lavoro, occorre per questo affidarsi a professionisti esterni, con la qualifica di mandatari, per procedere alla scrittura della domanda di brevetto. Detto questo però, occorre tenere presente che il mandatario avrà bisogno di tutto il supporto tecnico e scientifico necessario per allestire un testo che protegga al meglio l’invenzione.
     
  5. Perché l’Ateneo decide di brevettare?
    Un risultato viene protetto solo se, a valle della verifica dei requisiti di brevettabilità, si prevede un’opportunità di valorizzazione dello stesso, tramite azioni di trasferimento tecnologico alle quali il team di inventori deve attivamente partecipare.
    Non costituiscono motivi per richiedere la tutela brevettuale, l’implementazione del proprio Curriculum vitae, o la necessità di avere il titolo per accedere ad una richiesta di fondi di finanziamento.

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