Le cause e le conseguenze dello stress
Le cause dello stress lavoro-correlato sono chiamate “rischi psicosociali”, e si riferiscono agli aspetti di progettazione, organizzazione e gestione del lavoro, oltre che ai contesti ambientali e sociali, che potenzialmente possono arrecare danni fisici o psicologici (Cox & Griffiths, 1995).
Fonti di stress relative al contenuto lavorativo:
- carico e ritmo lavorativo
- ambiente e attrezzature di lavoro
- pianificazione dei compiti
- orario di lavoro
Fonti di stress relative al contesto lavorativo:
- cultura organizzativa
- ruolo nell’ambito dell’organizzazione
- evoluzione della carriera
- autonomia decisionale e controllo sul lavoro
- relazioni interpersonali sul lavoro
- interfaccia casa/lavoro
Gli effetti dello stress
Lo stress, indipendentemente da quale sia la sua causa, può avere conseguenze negative di varia natura sulla salute, con effetti di breve e lungo termine. Tali effetti potrebbero essere:
- fisici: disturbi del sonno, mal di testa, problemi gastrointestinali, aumento della pressione sanguigna
- emotivi: nervosismo o irritazione, delusione, tristezza, apatia, ansia o apprensione
- cognitivi: difficoltà di concentrazione e di memorizzazione, dimenticanze, difficoltà nel prendere decisioni, capacità di giudizio ridotta, pensieri negativi persistenti
- comportamentali: comportamenti aggressivi, isolamento, aumento degli errori, cambiamenti negli stili di vita (alcol, farmaci, tabagismo, alimentazione).
Se le reazioni da stress si prolungano nel tempo e non sono gestite correttamente, possono anche causare problemi di salute più gravi, come affaticamento cronico, burnout, disturbi muscoloscheletrici o malattie cardiovascolari.
Gli effetti negativi dello stress lavoro-correlato non si limitano alla salute del singolo e possono compromettere fattori chiave per il funzionamento dell’organizzazione, tra cui la soddisfazione, la motivazione, la produttività, l’assenteismo, il presenteismo (presenza non produttiva) e il livello di coinvolgimento nel lavoro.
In Europa circa un lavoratore su quattro dichiara di soffrire di stress, ansia o depressione che sono stati provocati o aggravati dal proprio contesto lavorativo, e circa un lavoratore su tre lavora “sempre” o “quasi sempre” con ritmi elevati o sotto pressione per rispettare scadenze strette (Agenzia Europea per la Salute e la Sicurezza sul Lavoro, 2022; 2025).
I cambiamenti avvenuti negli ultimi decenni nel mondo del lavoro, associati alle innovazioni tecnologiche, globalizzazione e crisi economiche, possono aver contribuito ad aumentare i carichi di lavoro, la precarietà, e a rendere i confini tra vita privata e vita lavorativa sempre più sfumati, aumentando la percezione di stress. Questi fenomeni si riscontrano in molti settori lavorativi, tra cui anche il settore accademico.
Le persone possono percepire lo stress in modo diverso, in base alle proprie caratteristiche individuali. Ciò che “stressa” alcuni può essere neutro o stimolante per altri. Alcune caratteristiche della nostra personalità possono influenzare l’esposizione allo stress, in quanto agiscono sul modo in cui percepiamo e gestiamo i fattori stressanti.
Ci sono alcune risorse personali (come resilienza e autoefficacia) che possono essere allenate e aiutarci nel gestire meglio lo stress e le difficoltà lavorative. Anche uno stile di vita sano (ad es. attività fisica, alimentazione equilibrata, vita sociale, igiene del sonno) contribuisce a renderci più efficaci nell’affrontare lo stress. Altri fattori determinanti sono il modo in cui organizziamo il lavoro e il modo in cui affrontiamo i problemi (le nostre strategie di coping): spesso infatti risultano più efficaci le strategie che ci aiutano a cercare soluzioni pratiche, a interpretare le sfide come un’opportunità di crescita, o a chiedere aiuto a colleghi, familiari o amici per consigli e sostegno emotivo piuttosto che le strategie adottate per ignorare il problema o per distrarci.