Laboratori biologici

Allegati XLVI e XLVII D.Lgs. 81/08

    Premessa

    Il Titolo X del D. Lgs. 81/08, individua le misure di prevenzione e protezione che devono essere adottate per il rischio di esposizione ad  agenti biologici, in occasione di un uso deliberato o per esposizione potenziale.

    In base alle Linee Guida predisposte dal Coordinamento delle Regioni in collaborazione con l'ISPESL e l'Istituto Superiore di Sanità, si configura un uso deliberato di agenti biologici quando questi ultimi vengono intenzionalmente introdotti nel ciclo lavorativo per sfruttarne le proprietà biologiche a qualsiasi titolo (materia prima, substrato, catalizzatore, reagente o prodotto in un processo lavorativo, ancorché parziale).

    Nelle università, le principali attività lavorative comportanti uso deliberato di agenti biologici, sono:

    1. ricerca e sperimentazione di nuovi materiali e processi utilizzanti agenti biologici (compresi i procedimenti biotecnologici);
    2. ricerca e sperimentazione di nuovi metodi diagnostici;
    3. uso e sperimentazione di farmaci contenenti agenti biologici;
    4. laboratori di microbiologia (saggio e diagnostica);
    5. prove biologiche su animali o cellule.

    Si configura, invece, una esposizione potenziale ad agenti biologici quando la presenza di questi ultimi ha un carattere di epifenomeno indesiderato, ma inevitabile, più che di voluto e specifico oggetto del lavoro.

    Nelle università, le principali attività lavorative comportanti esposizione potenziale, sono:

    1. attività di laboratorio diagnostico chimico-clinico (esclusi quelli di microbiologia);
    2. attività medico dentistiche;
    3. attività veterinarie;
    4. attività zootecniche;
    5. attività agricole.
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    Gestione della salute e della sicurezza

    Nel sistema di gestione della salute e sicurezza dell'Ateneo, definito anche in considerazione del decreto ministeriale 05/08/1998 n°363 "Regolamento recante norme per l'individuazione delle particolari esigenze delle università e degli istituti di istruzione universitaria ai fini delle norme contenute nel decreto legislativo 19 settembre 1994, n. 626, e successive modificazioni ed integrazioni", con il quale il legislatore ha individuato la figura dei responsabili dell'attività didattica e di ricerca e i relativi compiti, i responsabili di laboratorio di tutte le strutture (compresi gli stabulari e i locali annessi: sala prelievi, necroscopie, etc.), nei limiti delle proprie attribuzioni e competenze, assolvono agli obblighi di cui al  decreto rettorale n.191296 del 26/02/99; in particolare, devono attivarsi al fine di eliminare o ridurre al minimo i rischi presenti, adottare idonee misure tecniche, organizzative e procedurali di prevenzione e protezione, assicurando, nel contempo, la preventiva e completa informazione al direttore della struttura di appartenenza. Quest'ultimo assolve agli obblighi di cui al su citato decreto rettorale, in particolare:

    • verifica che siano stati eliminati o ridotti al minimo i rischi connessi alle attività svolte nella struttura di competenza;
    • verifica che agli operatori siano stati forniti i necessari e idonei mezzi di protezione;
    • verifica che siano state adottate le misure di prevenzione e di sicurezza, in relazione alle attività di didattica e di ricerca svolte nella struttura;
    • vigila affinché sia assicurata a tutti i frequentatori dei laboratori l'informazione/formazione specifica sui rischi connessi alle attività svolte;
    • vigila affinché tutto il personale e i frequentatori afferenti alla struttura osservino le norme vigenti in materia di prevenzione, sicurezza e igiene sul lavoro, nonché le disposizioni emanate in materia dall’Ateneo;
    • prende appropriati provvedimenti affinché le attività svolte non causino rischi per la salute della popolazione o danneggino l’ambiente esterno.

    Al fine di fornire utili indicazioni per ottemperare agli obblighi di legge, attenendosi alle precauzioni universali del CDC (Center of Disease Control), alle disposizioni contenute nel D.M. 28 settembre 1990 "Norme di protezione dal contagio professionale da HIV nelle strutture sanitarie ed assistenziali pubbliche e private", alle "Linee guida di comportamento per gli operatori sanitari per il controllo dell'infezione da HIV", ai manuali di biosicurezza in laboratorio dell'Istituto Superiore di Sanità e avendo presente che, per il rischio di natura biologica, l'unica azione efficace per un suo contenimento, risulta essere la riduzione al più basso livello possibile della contaminazione ambientale e dell'entità dell'esposizione individuale, sono stati predisposti i seguenti documenti in merito a:

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    Per i laboratori ove le attività prevedono l'utilizzo di cappe chimiche e/o di bombole di gas in pressione, altresì, la manipolazione di sostanze pericolose, si rimanda ai seguenti documenti.

    Indicazioni per l'uso in sicurezza delle  cappe chimiche

    • Come utilizzare la cappa chimica
    • Verifiche periodiche

    Indicazioni per l'uso in sicurezza di bombole di gas in pressione

    • Movimentazione delle bombole
    • Uso delle bombole
    • Stoccaggio e deposito delle bombole

    Indicazioni sullo stoccaggio delle sostanze pericolose

    • Stoccaggio di sostanze chimichi
    • Stoccaggio di sostanze infiammabili
    • Stoccaggio dei rifiuti speciali pericolosi

    Norme generali per l'utilizzo di liquidi criogenici

    • Sottoossigenazione
    • Rischi da contatto

    Manuale di biosicurezza nei laboratori

    Edizione italiana del Manuale di Biosicurezza nei laboratori pubblicato dall'OMS.
    Fonte: ISPELS - AIRESPSA

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    Procedure di ordine generale per i laboratori con rischio biologico

    In ogni laboratorio dove le attività lavorative possono comportare esposizione ad agenti biologici o a materiali biologici potenzialmente infettanti, è necessario:

    1.1 stabilire, sulla base delle procedure di buona pratica microbiologica e delle conoscenze scientifiche disponibili allo stato dell'arte medica, le misure di contenimento per ogni fase lavorativa, adottando procedure ottimizzate di sicurezza proporzionate alla pericolosità degli agenti biologici utilizzati o alla potenziale contaminazione relativa alla tipologia di materiale biologico presente;
    1.2 realizzare periodici controlli ambientali analitici per rilevare eventuali dispersioni di agenti biologici pericolosi al di fuori delle zone di contenimento previste (monitoraggio degli agenti biologici aerodispersi e valutazione del grado di contaminazione biologica delle superfici);
    1.3 adottare, il più possibile, pratiche e procedure standardizzate;
    1.4 assicurare che le apparecchiature siano rispondenti agli scopi e perfettamente funzionanti;
    1.5 assicurare a tutti i frequentatori la informazione/formazione specifica in relazione ai rischi connessi alle attività lavorative svolte, adattata all'evoluzione dei rischi e all'insorgenza di nuovi rischi, altresì, un aggiornamento periodico. A tal fine deve essere predisposto e fornito ai medesimi un manuale di sicurezza che contenga le istruzioni in merito a:

    • rischi effettivi o potenziali per la salute per ogni singola fase di lavorazione;
    • i comportamenti da assumere e le precauzioni da osservare per evitare l'esposizione, altresì, le procedure per lo svolgimento in sicurezza delle operazioni di manipolazione e trattamento di agenti biologici pericolosi o di campioni di materiale biologico potenzialmente pericoloso;
    • prescrizioni in materia di igiene;
    • misure che devono essere adottate in caso di incidenti, infortuni e su come prevenirli;
    • uso e manutenzione dei Dispositivi di Protezione Individuale.

    1.6 assicurare a tutti i frequentatori mezzi, presidi, e materiali per l’attuazione delle norme di protezione dal contagio;
    1.7 prima di iniziare le attività e in occasione di cambiamenti significativi delle attività di ricerca, identificare tutti i soggetti esposti a rischio;
    1.8 fornire al Medico Competente tutte le informazioni affinché lo stesso possa attuare, nell'ambito della realizzazione del programma di sorveglianza sanitaria, interventi di profilassi immunitaria nei confronti delle malattie infettive per le quali esiste la disponibilità di vaccini;
    1.9 vigilare sulla corretta applicazione delle misure di prevenzione e protezione da parte di tutti i frequentatori del laboratorio, con particolare attenzione nei confronti degli studenti;
    1.10 registrare tutti gli episodi di contaminazione con agenti biologici o materiali biologici potenzialmente infettanti (compresi gli eventi di non rilevante dimensione, quali: punture con aghi, tagli, modesti imbrattamenti con liquidi biologici, ecc.).

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    Compendio di regole pratiche per le attività di laboratorio con rischio biologico

    2.1 Considerare tutti i campioni clinici, i liquidi biologici (oltre al sangue, liquido seminale, secrezioni vaginali, liquidi cerebrospinali, sinoviale, pleurico, peritoneale, pericardico e amniotico; altresì, feci, secrezioni nasali, sudore, lacrime, urine e vomito, quando contengono sangue in quantità visibile) e i tessuti provenienti da esseri umani o da animali di laboratorio inoculati o infetti, come potenziali portatori di agenti patogeni.
    2.2 La gestione dei campioni di cui al punto precedente, deve avvenire esclusivamente in una cabina di sicurezza biologica (cappa) di Classe II.
    2.3 Le porte del laboratorio devono rimanere sempre chiuse durante lo svolgimento delle attività lavorative.
    2.4 L'accesso al laboratorio è consentito, esclusivamente, alle persone autorizzate ed adeguatamente istruite. Al riguardo, si richiamano gli Allegati B e C del decreto legislativo 26/03/2001 n.151 "Testo unico delle disposizioni legislative in materia di tutela e sostegno della maternità e della paternità, a norma dell'articolo 15 della legge 8 marzo 2000, n. 53", che individuano gli agenti biologici per i quali è necessario valutare il rischio di esposizione per garantire la tutela della salute delle lavoratrici durante il periodo di gravidanza e fino a sette mesi di età del figlio, che hanno fornito informazione del proprio stato.
    2.5 Sulla/e porta/e di accesso al laboratorio deve essere affissa idonea cartellonistica contenente la destinazione d'uso del locale, gli specifici segnali di divieto, obblighi, avvertimento, l'elenco degli agenti biologici utilizzati, le norme di accesso per il personale autorizzato (Figura 1).

    Figura 1

    Figura 1

    2.6 Nei laboratori è vietato mangiare, bere, fumare, masticare gomma, conservare cibo, truccarsi, portare anelli e bracciali. I capelli, se lunghi, vanno raccolti dietro il capo. E' sconsigliato l'uso di lenti a contatto.
    2.7 Gli operatori non devono indossare calzature aperte.
    2.8 in prossimità delle zone di lavoro deve essere affissa l'apposita segnaletica (Figure 2, 3, 4, 5 e 6)

    Figura 2Figura 3Figura 4Figura 5Figura 6
    Figure 2-3-4-5-6

    2.9  Su ognuno dei contenitori che devono essere conservati nei frigoriferi o nei congelatori, deve essere indicato, in modo indelebile, il nome scientifico dei materiali contenuti, il nominativo dell'operatore che li ha riposti e la data. I contenitori di materiali non identificabili devono essere smaltiti secondo le procedure previste per la gestione dei rifiuti speciali.
    2.10 Il laboratorio deve essere tenuto pulito, in ordine e sgombro da qualsiasi oggetto non pertinente al lavoro.
    2.11 Le superfici di lavoro devono essere decontaminate con un germicida chimico appropriato almeno una volta al giorno e, in ogni caso, dopo ogni spargimento di materiale (ad esempio: schizzi di sangue o di altri liquidi biologici) e al termine della attività lavorativa giornaliera.
    2.12 Decontaminare e pulire sempre, al termine del loro utilizzo, le apparecchiature scientifiche.
    2.13 Vicino ad ogni posto di lavoro vanno posizionati idonei contenitori per la raccolta dei rifiuti speciali di tipo sanitario.
    2.14 Utilizzare preferibilmente materiale monouso o ricorrere a inceneritori elettrici (ad esempio, la sterilizzazione di anse o altri oggetti per flambatura mediante becco Bunsen, provoca una microesplosione con proiezione di particelle infette sulla mano e sulle superfici circostanti).
    2.15 Decontaminare i materiali di laboratorio prima di eliminarli e, nel caso della vetreria o di altro materiale riciclabile, prima del lavaggio.
    2.16 Adottare le misure necessarie a prevenire incidenti causati da aghi, bisturi e altri oggetti taglienti utilizzati durante l'esecuzione delle abituali attività lavorative. Agli aghi ipodermici non va rimesso il cappuccio e non vanno rimossi dalle siringhe monouso. Aghi, siringhe monouso, lame di bisturi e altri oggetti taglienti devono essere riposti, per l'eliminazione, in appositi contenitori con pareti impenetrabili; detti contenitori devono essere sistemati in posizione idonea (vicino e comoda), rispetto alle varie postazioni di lavoro.
    2.17 Adottare solo sistemi di tipo meccanico per il pipettamento di tutti i liquidi.
    2.18 Tutte le micropipette devono essere dotate di eiettore del puntale. Quest'ultimo deve essere eliminato insieme agli altri rifiuti speciali di tipo sanitario.
    2.19 Le micropipette devono essere sempre mantenute in posizione verticale e mai adagiate sul banco di lavoro. Al termine di ogni lavoro la micropipetta deve essere disinfettata in modo adeguato.
    2.20 Protezione personale:

    • Tutti gli operatori coinvolti, a qualsiasi titolo, in attività che possono comportare un contatto diretto della cute con i materiali di cui al precedente punto 2.1, devono sempre indossare guanti protettivi adeguati al lavoro che svolgono. Inoltre, per prevenire l'esposizione delle mucose della bocca, degli occhi e del naso, quando è ipotizzabile un contatto a seguito di spruzzi di sangue o altri liquidi biologici, devono indossare occhiali protettivi, maschere, visori o altre protezioni.

    • I guanti e gli altri dispositivi, dopo l'uso devono essere rimossi con cautela in maniera da non contaminare la cute e avviati allo smaltimento insieme ai rifiuti speciali di tipo sanitario. In caso di visibile contaminazione, i dispositivi devono essere sostituiti e rimossi con analoghe procedure.

    • Lavare le mani routinariamente, ogni volta che vengono sfilati i guanti e dopo la fine del lavoro.

    • Gli operatori che presentano dermatiti o altre lesioni sulle mani e che potrebbero avere un contatto anche indiretto con materiali potenzialmente infetti devono indossare guanti protettivi in tutte le fasi di lavoro.

    • Indossare sempre, durante tutte le procedure di lavoro, appositi indumenti (camici, grembiuli, ecc.). Il camice deve avere l'allacciatura posteriore, maniche lunghe e polsini ad elastico. Gli indumenti di lavoro non devono essere indossati in aree diverse da quella dei laboratori, quali uffici, biblioteca, sale di lettura e, qualora contaminati, prima di mandarli in lavanderia, devono essere decontaminati con metodi appropriati. Gli indumenti protettivi di laboratorio non vanno tenuti nello stesso scomparto dell'armadio ove sono custoditi gli abiti normali. Nelle operazioni di apertura di campioni di cui al precedente punto 2.1, indossare, sopra l'indumento di lavoro un sovracamice monouso.

    2.21 Movimentazione e trasporto di campioni diagnostici o di materiale potenzialmente infetto
    Ricevimento dei campioni
    Le strutture che ricevono campioni di cui al precedente punto 2.1, devono attrezzare una zona determinata in prossimità dell'ingresso, comunque, all'esterno dell'area dei laboratori.
    I campioni spediti per posta devono presentare un imballaggio con le caratteristiche indicate nella Circolare Ministeriale n°16 del 20 luglio 1994, Prot.400.2/113.2.82/3193. Quelli consegnati "brevi manu", un imballaggio costituito da un doppio contenitore, quello interno a tenuta e infrangibile, avvolto in materiale assorbente, quello esterno a tenuta stagna. L'imballaggio deve essere corredato da una scheda con i dati identificativi del contenuto, applicata in modo che non sia facilmente asportabile. In nessun caso, il contenitore esterno deve presentare tracce del contenuto; nel caso di sostanze infette o potenzialmente tali, sullo stesso deve essere apposta l'etichetta riportata in Figura 7.

     Figura 7
    Figura 7

    n assenza delle suddette caratteristiche, i campioni devono essere respinti.
    Il personale addetto alla ricezione deve porre i campioni ancora imballati su vassoi di materiale autoclavabile e resistente ai disinfettanti chimici, quindi, consegnarli ai responsabili di laboratorio o a persona da loro delegata.

    Apertura dei campioni
    L'apertura dell'imballaggio deve avvenire nei laboratori, preferibilmente all'interno di una cappa di sicurezza biologica. Nel caso di contenitori con l'etichetta di cui alla Figura 7, l'apertura deve essere effettuata, esclusivamente, all'interno di una cappa di sicurezza biologica.

    Trasporto all'interno del laboratorio
    La movimentazione dei campioni all'interno del laboratorio, per sottoporli alle varie fasi di lavorazione, deve avvenire in contenitori di materiale infrangibile, con tappo a tenuta, correttamente etichettati per facilitarne l'identificazione. Nel caso di campioni con sospetta presenza di agenti biologici appartenenti al gruppo 3, di cui all'Allegato XLVI del D. Lgs. 81/08, devono riportare sull'etichetta anche l'indicazione di "pericolo di infezione". Per evitare perdite e sversamenti accidentali, detti contenitori devono essere trasportati in speciali contenitori secondari che assicurino la posizione verticale del campione. I contenitori secondari devono essere costituiti da materiale autoclavabile e resistente a disinfettanti chimici, inoltre, devono essere regolarmente decontaminati.

    2.22 Procedure in caso di incidenti ed emergenza
    In ogni laboratorio ove si utilizzano agenti biologici patogeni o materiale potenzialmente infetto, devono essere predisposte le procedure operative da adottare in caso di:

    • spargimento di materiale infetto;

    • iniezioni, tagli, abrasioni accidentali;

    • ingestione accidentale di materiale potenzialmente infetto;

    • fuoriuscita accidentale, all'esterno della cappa di sicurezza biologica, di aerosol potenzialmente infetti;

    • rottura di provette o di altri contenitori di colture;

    • incendio e disastri naturali.

    Fermo restando che il materiale infetto e le diverse colture di agenti biologici patogeni, devono essere conservati in contenitori a tenuta e ignifughi, in caso di emergenza (sviluppo di incendio, allagamento, ecc.) con ricorso a soccorsi esterni (VV.FF., Pronto Soccorso, Protezione Civile, ecc.), il responsabile del laboratorio coinvolto dall'evento o, qualora sia interessata tutta la struttura, il direttore o persona da lui delegata, deve, se possibile, accompagnare il personale degli enti esterni di soccorso, in ogni caso, fornire adeguate informazioni sui potenziali rischi presenti.
    2.23 Intrusioni e atti vandalici
    I laboratori possono essere oggetto di attenzione da parte di malintenzionati, pertanto, è opportuno che, oltre alle barriere fisiche (sistemi antintrusione, porte blindate, grate alle finestre, ecc.), vengano adottate procedure che consentano di evitare eccessive duplicazioni delle chiavi realizzando sistemi di accesso controllato (con badge o a codice) alle aree dove sono utilizzati e conservati agenti biologici patogeni.

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    Cappe di sicurezza biologica

    Nelle attività di laboratorio con manipolazione di materiale potenzialmente infetto o infetto, generazione di aerosol infetti, rischio di infezioni per via aerea, assume un ruolo rilevante, nella prevenzione della eventuale contaminazione dell'operatore, il corretto utilizzo delle cappe di sicurezza biologica ("biohazard"), attrezzatura di contenimento fisico primario.
    In base agli standard internazionali (ad esempio, NFS-49 USA, BSI 5726 GB, 5300 Bonn 2 Germania, 2252 Australia, AFNOR-NF-PPX 44-201 Francia), le cappe di sicurezza biologica vengono suddivise in tre classi a seconda del livello di protezione garantito, che dipende dalla barriera d'aria in aspirazione, dalla eventuale barriera anche fisica (Classe III), dal sistema di filtraggio dell'aria, altresì, nel caso delle cappe di Classe I e II, dalla loro posizione nel locale in relazione alle correnti d'aria e ai movimenti del personale.
    Le cappe di tutte e tre le Classi sono dotate di un filtro HEPA (High Efficiency Particulate Air) sul flusso d'aria in espulsione, mentre le cappe di Classe II e III sono dotate anche di un sistema di filtraggio HEPA dell’aria in ingresso sul piano di lavoro.
    I filtri HEPA sono in grado di garantire al 99,97% il filtraggio di particelle di diametro uguale o maggiore a 0,3 micron. Detti filtri sono inefficaci nei confronti di gas o vapori.
    Prima di scegliere la cappa è necessario individuare il livello di sicurezza richiesto, in relazione alle caratteristiche dei campioni da trattare.
    Le cappe di Classe I e II, in ogni caso, non proteggono l'operatore dalla contaminazione delle mani e delle braccia causata da schizzi e da aerosol, di conseguenza, è indispensabile anche l'uso dei Dispositivi di Protezione Individuale (ad esempio, camici con maniche lunghe e polsini elastici su cui vanno infilati i guanti).

    3.1 Cappe di sicurezza biologica di Classe I

    Le cappe di Classe I (Figura 8) garantiscono la protezione dell’operatore tramite un flusso d'aria aspirato da un'apertura frontale, senza prefiltro. L'aria, una volta attraversata la superficie di lavoro, non viene mandata in circolo, ma espulsa all'esterno dopo filtrazione HEPA.

    Le cappe sono in grado di proteggere l'operatore dalla contaminazione (agenti biologici con basso rischio di infezione), ma non proteggono i campioni da una eventuale contaminazione esterna.

     Figura 8

    Figura 8 (da: Manuale di biosicurezza in laboratorio, Vol.31, 1995, Istituto Superiore di Sanità)

    3.2 Cappe di sicurezza biologica di Classe II

    Sono cappe con apertura frontale, attraverso la quale viene immesso un flusso d'aria che viene aspirato sotto il piano di lavoro, filtrato, messo in circolo dall'alto verso il basso (flusso laminare verticale di aria sterile, "barriera" tra l'interno della cabina e l'operatore), quindi, espulso all'esterno dopo filtrazione.
    In base alla percentuale di aria ricircolata, le cappe si distinguono in:
    IIA (70% di aria ricircolata, 30% espulsa - Figura 9), IIB (30% di aria ricircolata, 70% espulsa, oppure 100% di aria espulsa - Figura 10). Le cappe IIB prevedono condotti per l'espulsione dell'aria all'esterno dell'edificio.

    Le cappe di Classe II assicurano un buon compromesso di protezione campione-operatore-ambiente.

     Figura 9
    Figura 9 (da: Manuale di biosicurezza in laboratorio, Vol.31, 1995, Istituto Superiore di Sanità)

     Figura 10
    Figura 10 (da: Manuale di biosicurezza in laboratorio, Vol.31, 1995, Istituto Superiore di Sanità)

    3.3 Cappe di sicurezza biologica di Classe III

    Le cappe di Classe III (Figura 11), sono dei "glove box" ermeticamente chiusi. L'aria in ingresso viene immessa attraverso un filtro HEPA sul piano di lavoro, quindi, espulsa attraverso un sistema a doppio filtro HEPA, assicurando all’ambiente interno una pressione negativa.
    Sono dotate di guanti a manicotto, incorporati nella struttura frontale della cappa, che assicurano una barriera totale tra l'operatore e il piano di lavoro.
    I campioni sono soggetti al rischio di contaminazioni crociate dovute alla turbolenza del flusso d'aria all'interno della cabina.
    Sono indicate per lavorazioni ad alto rischio, ad esempio: agenti biologici del gruppo 4.


    Figura 11 (da: Manuale di biosicurezza in laboratorio, Vol.31, 1995, Istituto Superiore di Sanità)

    3.4 Principali caratteristiche tecniche delle cappe di sicurezza

    Le cappe possono essere costituite, in relazione all’utilizzo previsto, da materiali vari: laminato plastico, acciaio verniciato con vernici epossidiche, acciaio inox.
    Il piano di lavoro può essere a vassoio con griglie di ripresa anteriori e posteriori o forato, ha caratteristiche di resistenza agli agenti chimici, consente la pulizia, disinfezione e sterilizzazione.
    I vetri frontali e, ove presenti, quelli laterali, sono costituiti da materiali di sicurezza ed insensibili ai raggi UV.
    Il vetro frontale può essere fisso (apertura utile di 20-30 cm di altezza), o a scorrimento.
    Le cappe possono essere dotate di sistemi di allarme ottici e acustici indicanti un basso flusso d'aria in espulsione, alta o bassa velocità del flusso laminare, malfunzionamento dei motori di ventilazione in ingresso e in uscita.
    Per quanto concerne i filtri HEPA, in assenza di qualsiasi dispositivo di allarme, è indispensabile programmare controlli periodici.
    Per la sterilizzazione della camera di lavoro, generalmente è presente una lampada germicida a raggi UV.

    3.5 Corretto uso delle cappe

    E' fondamentale, per la tutela della salute dell'operatore e la protezione dei campioni da contaminazioni, conoscere il principio di funzionamento della cappa in uso e le tecniche di buona prassi che devono essere adottate all'interno della stessa. Quindi, è indispensabile, prima dell'uso, la lettura del manuale in dotazione all'apparecchiatura e la definizione dei protocolli operativi delle singole fasi di lavorazione.
    Di seguito, si forniscono alcune indicazioni sul corretto uso delle cappe.

    • La cappa deve essere appropriata al campione da trattare, alle operazioni che devono essere eseguite, correttamente funzionante;
    • prima dell’inizio dell'attività lavorativa, verificare che le lampade UV siano spente; il cui utilizzo, come germicidi, deve essere sempre limitato ad una breve azione iniziale;
    • accendere il motore di aspirazione almeno 10 minuti prima dell’inizio delle attività per stabilizzare il flusso laminare;
    • al fine di garantire la corretta velocità del flusso d'aria, in particolare per le cappe di Classe II, assicurarsi che le griglie di aspirazione non siano bloccate da materiali, attrezzature, apparecchiature;
    • accertarsi che il vetro frontale (se a scorrimento) sia alla altezza giusta (20-30 cm);
    • ridurre allo stretto indispensabile la presenza sotto cappa di oggetti, contenitori, apparecchiature;
    • sotto le cappe di Classe II e III è vietato l'uso di becchi Bunsen o altri tipi di bruciatori, per evitare la deviazione del flusso interno dell'aria e il possibile danneggiamento dei filtri HEPA;
    • lavorare il più possibile nella zona centrale della cappa;
    • i rifiuti delle lavorazioni devono essere posizionati in idonei contenitori per rifiuti biologici, collocati all'interno della cappa. I contenitori possono essere trasferiti all'esterno dopo una verifica della chiusura a tenuta del tappo, dell'esistenza dell'etichetta con il segnale di rischio biologico e della assenza di residui sulla superficie esterna;
    • le apparecchiature e i contenitori utilizzati, prima di rimuoverli dalla cappa devono essere disinfettati;
    • al termine delle attività, pulire accuratamente il piano di lavoro della cappa con materiale disinfettante;
    • In caso di versamento di materiale biologico all'interno della cappa, adottare la seguente procedura:
      • non spegnere la cappa;
      • rimuovere, immediatamente, dal piano di lavoro, con materiale imbevuto di disinfettante, i versamenti;
      • disinfettare le pareti, le superfici e gli strumenti (se il piano di lavoro è una superficie continua, coprirlo con disinfettante e lasciare agire per alcuni minuti; in caso contrario - ad esempio, piano forato - asportare i componenti e pulirli accuratamente con disinfettante).
    • dopo la fine delle operazioni, lasciare la cappa in funzione per circa 10 minuti.
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    Caratteristiche strutturali - "laboratori biologici di base"

    Fermo restando che, in considerazione del gruppo di appartenenza degli agenti biologici presenti, per uso deliberato o per esposizione potenziale, i laboratori devono garantire le misure e i livelli di contenimento di cui all'Allegato XLVII del D. Lgs. 81/08, di seguito, si richiamano alcune caratteristiche strutturali per "laboratori di base", dove vi è uso di materiali con possibile contaminazione da agenti patogeni per l'uomo.

    4.1 Devono essere assicurati spazi interni tali da garantire gli spostamenti e le attività in sicurezza, evitando possibili scontri accidentali contro le apparecchiature o tra gli operatori.
    4.2 I rivestimenti di muri, pavimenti, pareti e soffitti, devono essere lisci, impermeabili, facili da pulire e resistenti agli agenti chimici e ai disinfettanti (ad esempio, pareti rivestite con materiale vinilico termosaldato o vernice epossidica sino ad una altezza di m 2,00, pavimento rivestito con materiale vinilico termosaldato raccordato a guscia con la parete). I pavimenti, inoltre, devono essere antisdrucciolevoli.
    4.3 Le tubazioni e i condotti a vista, devono essere ben discosti dal muro o dal soffitto.
    4.4 Le porte devono avere superfici facilmente lavabili, essere dotate di sistema di autochiusura e di visiva, con una larghezza utile minima di m 0,80, preferibilmente apribili nel senso dell'esodo. In caso di uso di fiamme libere e/o materiale infiammabile, con un numero di operatori superiore a cinque, le porte devono avere caratteristiche antincendio (grado predeterminato di resistenza al fuoco: REI), una larghezza utile minima di m 1,20 ed essere apribili nel senso dell'esodo.
    4.5 Non vi sono specifici obblighi per quanto concerne l'installazione di impianti di ventilazione meccanica. L'impianto deve essere realizzato ad integrazione della aerazione naturale quando quest'ultima non riesce a garantire aria salubre in quantità sufficiente. Le finestre devono essere rese facilmente apribili per consentire una corretta ventilazione naturale del locale e devono essere dotate di reti per la protezione da insetti.
    4.6 I serramenti delle finestre devono essere rivestiti in materiale impermeabile e facilmente lavabile.
    4.7 Le superfici dei piani di lavoro devono essere impermeabili, resistenti ai disinfettanti, acidi, alcali, solventi organici e a calore moderato. Inoltre, se addossati ad un muro, devono essere continui con lo stesso (ad esempio, stesura, nel punto di contatto, di materiale sigillante).
    4.8 L'illuminazione deve essere di adeguata intensità per permettere il facile riconoscimento degli oggetti, favorire lo svolgimento delle attività, evitando l'insorgenza di affaticamento, rendere chiaramente percepibili eventuali situazioni pericolose. L'illuminazione naturale deve essere utilizzata nella maggior misura possibile per favorire il benessere psico-fisico degli operatori e ridurre il consumo energetico. Le finestre devono essere dotate di sistemi per la modulazione dell'intensità della luce. L'impianto di illuminazione artificiale, nel rispetto delle esigenze di risparmio energetico, deve assicurare parametri illuminotecnici quali: livello e uniformità dell'illuminamento, ripartizione delle luminanze, limitazione dell'abbagliamento, colore della luce e buona resa del colore, illuminamento di esercizio medio, sui piani di lavoro, non inferiore a 300 lux.
    4.9 Deve essere predisposto un impianto elettrico a norma, adeguato alle potenze delle apparecchiature e attrezzature in uso, con un numero di prese proporzionato alle esigenze. Detto impianto deve avere le caratteristiche di sicurezza, in relazione alle tipologie di sostanze utilizzate, alle apparecchiature presenti ed alle procedure operative in essere. Ove necessario (ad esempio, presenza di incubatori, cappa di sicurezza biologica, congelatori), deve essere assicurata, in caso di black-out dell'impianto principale, la fornitura di energia elettrica mediante un gruppo elettrogeno.
    4.10 Deve essere presente un impianto di illuminazione di emergenza che entri in funzione quando l'alimentazione dell'illuminazione normale viene a mancare, in grado di assicurare anche l'evacuazione in sicurezza degli operatori.
    4.11 Deve essere installato un impianto automatico di rivelazione incendio e di allarme in caso di incendio.
    4.12 In caso di utilizzo di gas tecnici, per evitare, all'interno dei laboratori, la presenza di bombole di gas compresso, deve essere predisposto un impianto centralizzato di distribuzione, da deposito esterno, con sistema di sicurezza dotato di elettrovalvole per il blocco dell'erogazione in caso di emergenza. Inoltre, devono essere installati i relativi rivelatori di fuga gas, collegati al suddetto sistema di sicurezza ed all'impianto di allarme.
    4.13 Nell'area dei laboratori deve essere assicurato lo stoccaggio delle sostanze pericolose utilizzate. Per quantitativi limitati di dette sostanze, comprese quelle infiammabili, è sufficiente l'installazione di armadi ventilati di sicurezza con elevate caratteristiche antincendio (caratteristiche di sicurezza passiva: resistenza al fuoco fino a REI180; di sicurezza attiva: ante dotate di sistema di chiusura a battente con ritorno automatico, elettroaspiratore con motore esterno termoprotetto IP44/55, canale di espulsione con serranda tagliafuoco) assicurando che il flusso d'aria in espulsione (aspirazione forzata) sia convogliato verso l'esterno. Per quantitativi superiori a 20 litri di infiammabili, lo stoccaggio deve essere realizzato in un deposito, esterno o interno al volume dell'edificio, avente specifiche caratteristiche di sicurezza.
    4.14 Nell'area dei laboratori devono essere disponibili docce di emergenza e doccette lavaocchi di emergenza.
    4.15 Ogni laboratorio deve essere fornito di un lavandino, con comando di erogazione dell’acqua a pedale o a fotocellula, preferibilmente posizionato in prossimità dell'uscita.
    4.16 Per evitare il disordine sui piani di lavoro e nelle zone di passaggio, al servizio dei laboratori devono essere disponibili idonei armadi ove riporre il materiale di uso giornaliero e, al di fuori dei laboratori, spazi per l'immagazzinamento del materiale di scorta.
    4.17 In prossimità dei laboratori devono essere disponibili locali guardaroba ove gli operatori possano riporre gli indumenti personali separatamente da quelli di lavoro, attrezzati con armadietti a doppio scomparto.

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    Laboratori con livello di biosicurezza 3

    Il laboratorio con livello di biosicurezza 3 è adeguato al lavoro con agenti biologici appartenenti al gruppo 3, di cui all'Allegato XLVI del D. Lgs. 81/08.

    Per ridurre al livello più basso ragionevolmente ottenibile, il rischio di contaminazione, fermo restando che devono essere adottati le misure e i livelli di contenimento di cui all'Allegato XLVII del su citato decreto legislativo, di seguito si forniscono alcune regole pratiche e indicazioni sulle caratteristiche strutturali, aggiuntive a quelle relative ai laboratori biologici "di base".

    5.1 Regole pratiche

    • Applicare la regola del "lavoro in coppia", ovvero nessun operatore può lavorare da solo all'interno del laboratorio.
    • Affiggere all'interno del "locale filtro" un cartello con le indicazioni delle procedure per l'accesso al laboratorio.
    • Per poter accedere al laboratorio, è necessario indossare gli indumenti di lavoro e i dispositivi di protezione individuale. Nel "locale filtro" deve essere indossato il camice, monouso o non, coperture per le scarpe monouso, copricapo monouso (i capelli devono essere raccolti all'interno di quest'ultimo) e i guanti protettivi. Una volta all'interno del laboratorio, l'operatore deve indossare il sopracamice con allacciatura posteriore, maniche lunghe e polsini ad elastico, mascherina monouso e, se le operazioni svolte presentano il rischio di schizzi, occhiali di sicurezza, schermi per il volto (visori) o altre protezioni; altresì, un secondo paio di guanti.
    • Prima di uscire dal laboratorio l'operatore deve togliersi il sopracamice, la mascherina, gli occhiali e il secondo paio di guanti. All'interno del "locale filtro" deve riporre, nell'apposito armadietto, qualora non monouso e contrassegnato con nome e cognome, il camice ed eliminare, nel contenitore dei rifiuti speciali, gli altri dispositivi di protezione individuale.
    • Lavare le mani prima di uscire dal "locale filtro".

    5.2 Caratteristiche strutturali dei laboratori

     

    Caratteristiche strutturali dei laboratori
      Misure di contenimento   Livelli di contenimento
    La zona di lavoro deve essere separata da qualsiasi altra attività nello stesso edificio  Raccomandato 
    L'aria immessa nella zona di lavoro e l'aria estratta devono essere filtrate attraverso un ultrafiltro (HEPA) o un filtro simile  SI (sull'aria estratta) 
    L'accesso deve essere limitato alle persone autorizzate  SI 
    La zona di lavoro deve poter essere chiusa a tenuta per consentire la disinfezione  Raccomandato 
    Specifiche procedure di disinfezione  SI 
    La zona di lavoro deve essere manutenuta ad una pressione negativa rispetto a quella atmosferica  Raccomandato 
    Controllo efficace dei vettori, ad esempio, roditori ed insetti 

    SI

    Superfici idrorepellenti e di facile pulitura  SI (per banco di lavoro, arredo e pavimento) 
    Superfici resistenti agli acidi, agli alcali, ai solventi, ai disinfettanti  SI 
    10  Deposito sicuro per agenti biologici  SI 
    11  Finestra d'ispezione o altro dispositivo che permetta di vederne gli occupanti  Raccomandato 
    12  I laboratori devono contenere l'attrezzatura a loro necessaria  Raccomandato 
    13  I materiali infetti, compresi gli animali, devono essere manipolati in cabine di sicurezza, isolatori o altri adeguati contenitori  SI (quando l'infezione è veicolata dall'aria) 
    14  Inceneritori per l'eliminazione delle carcasse di animali  SI (se disponibile) 
    15  Mezzi e procedure per il trattamento dei rifiuti  SI 
    16  Trattamento delle acque reflue  Facoltativo
    • L'accesso e l'uscita al/dal laboratorio deve avvenire, esclusivamente, tramite un "locale filtro" (sistema di ingresso a doppia porta).
    • All'interno del "locale filtro" devono essere presenti armadietti per riporre il camice non monouso, armadietti per il deposito degli indumenti monouso (soprascarpe, guanti, copricapo, ecc.), un contenitore ove gettare gli indumenti monouso utilizzati e un lavabo con rubinetteria dotata di comando non manuale e non gomitale.
    • Nel laboratorio andrebbero evitate le tubature esterne; se presenti, devono essere chiuse all'interno di una controsoffittatura continua, costituita da elementi uniti, ispezionabile.
    • Le eventuali aperture nei muri, pareti, soffitti e controsoffitti, per consentire il passaggio delle tubature, devono essere sigillate per assicurare la tenuta del locale in caso di disinfezione.
    • L'aerazione dei locali deve essere garantita da un impianto di ventilazione meccanica dedicato; l'aria in uscita dal laboratorio, non deve essere ricircolata in altri ambienti, ma deve essere scaricata direttamente all'esterno dopo filtrazione.
    • Le condotte di aerazione devono permettere la disinfezione mediante gas.
    • Nel laboratorio deve essere disponibile un'autoclave per la decontaminazione di tutti i rifiuti potenzialmente infetti. In assenza o in caso di malfunzionamento dell'autoclave, i suddetti rifiuti, prima di essere portati all'esterno del laboratorio, devono essere sottoposti all'azione di soluzioni disinfettati e collocati in contenitori a tenuta.
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    Manuale di biosicurezza nei laboratori

    Edizione italiana del "Manuale di biosicurezza nei laboratori" pubblicato dall'OMS.
    Fonte: ISPELS - AIRESPSA

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